osservazioni
L’ipotesi di una nuova carta era stata presa in considerazione, dall’amministrazione della Lombardia austriaca, sin dagli anni 1771-72 sollecitata da quanto stavano facendo altri paesi come Francia, Inghilterra e Paesi Bassi. Già <b>Boscovich</b> aveva espresso la necessità di una nuova carta tracciata secondo le più moderne concezioni metodologiche e scientifiche, <i>legando</i>, cioè, <i>le posizioni delle città e di tutte le cose più rilevanti ai fini punti del cielo</i>. <br>In quegli anni la carta della Lombardia in uso era quella voluta, a fini catastali, dall’Imperatore Carlo VI che riportava in dettaglio le superfici delle proprietà terriere ma contenevano grossi errori su media e grande scala. Tuttavia, il lavoro sulla nuova carta della Lombardia subì un forte rallentamento a causa dell’allontanamento di Boscovich, la cui proposta fu fortemente osteggiata da molti professori del collegio di Brera.<br>Nel 1775 il direttore dell'Osservatorio di Parigi, <b>Cèsar Francois Cassini</b> (1714-1785), propose di misurare un arco del 45° parallelo che attraversa la Lombardia, e così agli astronomi di Brera fu affidata la determinazione delle latitudini di Pavia e Cremona, prossime al 45° parallelo e delle loro longitudini rispetto a Milano. Nel 1776 tali determinazioni vennero eseguite a Pavia da <b>Francesco Reggio</b> (1743-1804) e a Cremona da <b>Angelo De Cesaris</b> (1749-1832). Le differenze di longitudine furono dedotte con osservazioni simultanee dell'eclissi lunare del 30 luglio 1776 e con l'osservazione di segnali di fumo sul Duomo di Milano, non visibili a Cremona. A Milano le osservazioni di longitudine furono condotte da <b>Louis La Grange</b> (1711-1783) e <b>Anton Kronthal</b>. Tuttavia, la carta che ne risultò fu deludente, e <b>Kaunitz</b> espresse la sua delusione in una sua lettera del 8 dicembre 1777: <i>il maggiore difetto consisteva nel non aver legato le misure geodetiche alle osservazioni celesti</i>. A seguito di questo fallimento Kaunitz suggerì l'esecuzione di una nuova carta che rimediasse alle carenze della precedente.<br>Nel 1777 il geografo padovano <b>Giovanni Rizzi-Zannoni</b> (1736-1814) propose, dunque, il suo piano di costruzione della carta: si trattava di stendere sulla Lombardia una rete di triangoli, sviluppati intorno ad una linea meridiana, da misurare, della lunghezza di due gradi di longitudine. Furono coinvolti gli astronomi di Brera e il matematico Frisi: il piano venne a lungo discusso ma non fu mai realizzato.<br>All'inizio del 1786, a mezzo di una lettera, il Kaunitz incoraggiò gli astronomi a riprendere il lavoro sulla carta. A questo scopo il Kaunitz promise di sostenere le spese per un viaggio letterario in Europa di un giovane astronomo, <b>Barnaba Oriani</b> (1752-1832), per incontrare scienziati e raccogliere informazioni utili per la stesura della carta. Nel 1786, con il <b>Regio Decreto n. 396 De Cesaris, Oriani e Reggio</b> furono incaricati della compilazione della Carta di Lombardia e finalmente, dopo undici anni di discussioni, nel 1788 iniziarono i lavori per la costruzione della carta. Misurata la base geodetica tra il giugno e il luglio 1788, si provvide alla triangolazione di tutto il territorio. Tutto il lavoro richiese vari anni e finalmente nel 1794 le misurazioni furono concluse. <br>Con l’entrata di Napoleone a Milano, le sette lastre di rame che contenevano la carta vennero messe al sicuro prima a Mantova e poi a Vienna. Con la successiva nascita della <b>Repubblica Cisalpina</b> si chiese agli astronomi di estendere il lavoro già compiuto aggiungendo nuovi tratti. Le operazioni per la nuova carta proseguirono fino al 1807 quando fu inciso il foglio della provincia di Milano e iniziati i disegni per quelle di Novara, Bergamo e Brescia. A causa dei continui ritardi il lavoro passo di mano e venne affidato al Genio militare.<br>Delle operazioni eseguite dagli astronomi di Brera fu pubblicata nel 1814 solo una pianta di Milano in quattro fogli.