DESCRIZIONE (*)
oggetto
Lo strumento è essenzialmente costituito da un telescopio formato da due tronchi conici uguali connessi per la base maggiore ad un cubo centrale cui sono anche connessi due tronchi conici più piccoli che ne costituiscono l’asse di rotazione.<br>Alle estremità dell’asse erano opportunamente fissati due cerchi graduati di 2′ in 2′, di 94 cm di diametro, giranti su piani perpendicolari al medesimo. Su di essi erano presenti otto microscopi, quattro per ciascun cerchio, che consentivano di leggere il secondo d’arco e di apprezzarne il decimo.<br>Lo strumento era inoltre fornito di quattro diversi oculari, con ingrandimenti, rispettivamente, di circa 82, 98, 149 e 206 volte.
modalità d'uso
La lettura veniva eseguita per mezzo di otto microscopi, quattro per ciascun cerchio, che consentivano di leggere il secondo d’arco e di apprezzarne il decimo.
NOTIZIE STORICO-CRITICHE
Il cerchio meridiano, nonostante riporti la data 1854, fu terminato nel 1855. Infatti, su suggerimento dell’astronomo Encke, direttore della Specola di Berlino, si attese la primavera per dividerne i cerchi, allo scopo di eseguire questa delicatissima operazione in opportune condizioni di temperatura. Nel novembre del 1855, esaminato da Encke e trovato perfettamente eseguito, fu spedito a Palermo, dove giunse nel giugno del 1856. In attesa di collocarlo definitivamente nella sala meridiana fu montato su grossi pilastri di legno massiccio e mostrato alle più alte cariche del Governo. Nel frattempo, esaminate bene tutte le possibilità, si decise di collocarlo nella sala meridiana, al posto del vecchio strumento dei passaggi di Ramsden (oggi disperso). Su progetto dell’Architetto di Casa Reale, Niccolò Puglia, la sala venne quindi ingrandita e ne fu rinforzato il pavimento con un arco poggiante sui muri est ed ovest, destinato a sostenere il peso dei grossi pilastri in pietra di billiemi su cui poggiava lo strumento; la decorazione della sala, in stile neogotico, fu eseguita su disegno di Giovan Battista Filippo Basile ed è pervenuta intatta ai nostri giorni.