DATI ANALITICI
DESCRIZIONE (*)
oggetto
Si tratta di un cerchio moltiplicatore a livello fisso, il cui cerchio può essere disposto solo su piani verticali. <br>Lo strumento ha due cerchi verticali di dimensioni simili, uno interno all’altro, concentrici e complanari. Entrambi potevano ruotare attorno al comune centro di rotazione indipendentemente l’uno dall’altro. Il cerchio alidada, quello più interno, a cui è attaccato il telescopio, poteva essere fissato al cerchio diviso tramite una ganascia a vite. A sua volta il cerchio più esterno poteva essere fissato alla colonna verticale per mezzo di una seconda ganascia attaccata alla colonna, in basso (ora mancano entrambe le ganasce). Questa era la caratteristica strutturale che permetteva di eseguire la ripetizione degli angoli. <br>La divisione del cerchio era probabilmente incisa su una lastrina d’argento, così come le divisioni dei quattro nonii del cerchio alidada: tuttavia tutte le divisioni mancano. <br>Probabilmente i nonii permettevano di leggere i 4 secondi d’arco. <br>Gli assi dei due cerchi, uno interno all’altro, sono orizzontali e perpendicolari alla colonna verticale di sostegno. Sia il cerchio diviso che quello dell’alidada erano sostenuti da contrappesi per evitare che il loro peso esercitasse sforzi eccessivi sugli assi causando deviazioni dal piano verticale. La posizione dello strumento veniva verificata con due livelle a bolla, una posta alla sommità della colonna verticale e l’altra fissata alla parte posteriore del cerchio diviso. <br>Grazie alle misure alle misure fatte con questo strumento e pubblicate è stato possibile ricava la precisione dello strumento media che è di 2.20”. <br>Il telescopio è privo delle ottiche. <br>Probabilmente il telescopio aveva un contrappeso per prevenirne le flessioni. L’illuminazione dei fili del reticolo posti nel fuoco dell’oculare avveniva tramite uno specchietto forato che si trovava al centro del telescopio e rifletteva la luce inviata da una lampada esterna attraverso un foro. L’intensità dell’illuminazione era regolabile grazie a un filtro colorato, montato in modo da scorrere davanti al foro d’entrata della luce.
funzione
Lo strumento venne utilizzato per una serie di osservazioni dedicate alla verifica di alcuni parametri astronomici fondamentali, quali l’altezza del polo, e quindi la latitudine dell’Osservatorio, l’obliquità dell’eclittica attraverso l’osservazione del Sole ai solstizi, le costanti della rifrazione.
modalità d'uso
La procedura della ripetizione degli angoli, su cui si basava lo strumento, consisteva nel ripetere più volte la misura, puntando alternativamente i due astri di cui si voleva determinare la distanza angolare. Nel movimento di andata si teneva bloccata la scala graduata contro il telaio, facendo scorrere su di essa l'alidada, mentre nel movimento di ritorno si sbloccava la morsa che connetteva il cerchio graduato al telaio e si serrava quella che lo fissava all'alidada cosicché questa, ritornando alla posizione di partenza, si trascinava dietro il cerchio graduato. In questo modo, alla fine delle ripetizioni, la posizione dell'indice dell'alidada sulla scala graduata corrispondeva a un multiplo dell'angolo misurato. Dividendo la lettura per il numero di ripetizioni, si otteneva un valore dell'angolo cercato che era affetto da un errore inferiore a quello che si sarebbe ottenuto con una misura singola.
ISCRIZIONI
posizione
Sul cerchio più esterno
trascrizione
I.R. Polyt. Institut in Wien
ISCRIZIONI
tecnica di scrittura
Incisione
posizione
Sul cerchio più esterno
trascrizione
Andreus Jaworski
ISCRIZIONI
tecnica di scrittura
Inciso
posizione
Sul barilotto dell'obiettivo
trascrizione
Utzschneider und Fraunhofer in Munchen
FONTI E DOCUMENTI DI RIFERIMENTO *
citazione completa
F. Carlini, <i>Ascensioni rette della stella polare</i> in <i>Effemeridi astronomiche di Milano per l'anno 1821, Appendice</i>, Milano 1820
citazione completa
F. Carlini, <i>Solstizi osservati con un circolo moltiplicatore di 18 pollici</i> in <i>Effemeridi astronomiche di Milano per l'anno 1829, Appendice</i>, Milano 1828
citazione completa
E Carlini, <i>Distanze dallo zenit della stella polare osservate con un circolo moltiplicatore di 18 pollici di diametro</i> in <i>Effemeridi astronomiche di Milano per l'anno 1831, Appendice</i>, Milano 1830
citazione completa
F. Carlini, <i>Solstizio d’estate osservato con un circolo moltiplicatore di 18 pollici di diametro</i> in <i>Effemeridi astronomiche di Milano per l'anno 1835, Appendice</i>, Milano 1834
citazione completa
E. Miotto, <i>I cerchi moltiplicatori all'Osservatorio di Brera</i> in <i>Atti della Sez. di Storia della Fisica del LXXIII Congresso della SIF</i>, Napoli 1987, pp. 279- 294
citazione completa
Miotto E., Tagliaferri G., Tucci P., <i>La strumentazione nella storia dell'Osservatorio Astronomico di Brera</i>, Milano 1989, pp.56
citazione completa
Tucci P., <i>I cieli da Brera: astronomia da Tolomeo a Balla</i>, Milano 2000
ANNOTAZIONI
osservazioni
<p>Fu costruito da Andreus Jaworski all’<b>I.R. Politecnico di Vienna</b> e verificato, prima della spedizione a Milano, da <strong>J. J. von Littrow</strong> (1781-1840), direttore dell’Osservatorio di Vienna, che lo giudicò accurato e affidabile.<br />
Arrivò a Milano nel 1824, e fu usato da <b>Francesco Carlini</b> (1783-1862) negli anni immediatamente successivi per una serie di osservazioni dedicate alla verifica di alcuni parametri astronomici fondamentali, quali l’altezza del polo, e quindi la latitudine dell’Osservatorio, l’obliquità dell’eclittica attraverso l’osservazione del Sole ai solstizi, le costanti della rifrazione.<br />
Il il bombardamento di Milano nell’agosto del 1943, danneggiò fortemente lo strumento e attualmente manca di numerose parti.</p>