osservazioni
<p>Fino a tutto l’ottocento le osservazioni dei transiti, stellari o solari, eseguiti con lo scopo di determinare il tempo, le coordinate stellari, le altezze meridiane ed extrameridiane e tutte le osservazioni di astronomia di posizione, venivano eseguite col metodo definito “<em>ad occhio ed orecchio</em>”. Questa metodologia prevedeva che l’osservatore, dopo aver guardato l’orologio a pendolo che batteva i secondi ed aver memorizzato l’istante di partenza, si metteva al cannocchiale e, continuando mentalmente a contare i secondi sentendo “<em>ad orecchio</em>” le battute del pendolo, osservava “<em>ad occhio</em>” il fenomeno che lo interessava stimando il decimo di secondo di tempo interpolando, sempre mentalmente, la battuta precedente e quella successiva all’accadimento. Un osservatore esercitato poteva cosi memorizzare i tempi di tre o quattro passaggi successivi, che poi trascriveva sul giornale d’osservazione. Tuttavia, è facile immaginare quanto fosse impegnativa e difficoltosa tale pratica, oltreché soggetta ad errori. Si possono ben capire le lamentele di <a href="https://www.beniculturali.inaf.it/opac/astronomi/giuseppe-piazzi"><strong>Padre Piazzi</strong></a>, che impegnato al <strong>circolo di Ramsden</strong> alle osservazioni del suo catalogo palermitano, dava in escandescenza contro i frati del vicino convento, quando col suono delle campane gli impedivano di udire le battute del pendolo interrompendo una serie di osservazioni.<br />
Con il progresso strumentale si sentì sempre più l’esigenza di ricorrere ad un metodo più sicuro, e preciso, almeno nelle intenzioni, e che permettesse anche di aumentare il numero delle osservazioni con una registrazione “meccanizzata” delle stesse. Vennero pertanto introdotti nei vari osservatori i cronografi, strumenti atti registrare accuratamente i tempi delle osservazioni. Strumenti di questo tipo ebbero larga diffusione e l’Osservatorio di Torino che ne possedeva un buon numero, in particolare questo venne realizzato del meccanico <a href="https://www.beniculturali.inaf.it/opac/autori/cavignato-giuseppe"><strong>Giuseppe Cavignato</strong></a>, presso l’Osservatorio di Padova che fornì i suoi strumenti a molti osservatori italiani.</p>