oggetto
<p>E’ il successore del fotometro ad una cellula (Collurania, 1929), permette di alternare le misure con due cellule, ciascuna delle quali è unita ad un proprio Elettrometro, derivante dalla necessità di misurare stelle più deboli. Ad una camera contenente il diaframma, il cannocchialetto puntatore ed i filtri, si applica una camera cilindrica a tenuta d’aria contenente le due cellule, una al rubidio (Rb) e l’altra al sodio (Na), che ricevono la luce mediante un prisma a due posizioni; i due elettrometri di Lindemann (misuratori) sono racchiusi nella sottostante camera rettangolare, che funge anche da schermo elettrostatico e da supporto per i due microscopi. Il principio di funzionamento è quello di trasformare la luce in qualcosa di misurabile: questo si ottiene sfruttando una proprietà fisica dei metalli alcalini che emettono un numero di elettroni proporzionale all’energia della luce incidente, permettendo così una misura oggettiva e precisa della luminosità degli astri e delle sue variazioni. (schema)<br />
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Gli elettrometri, delle dimensioni 4,5x3,0x2,8 cm, con indice in quarzo di 2 micron e capacità di 1,3 cm, erano molto adatti a questo genere di ricerche. Ma il pregio principale di questo elettrometro era l'indipendenza dalla verticale, con l'elettrometro tipo Wulf (impiegato al fotometro ad una cellula O.A.C.T. 1929) non si sarebbe potuto ottenere con facilità un fotometro doppio per le difficoltà dovute alle numerose rettificazioni della sospensione cardanica che sarebbero risultate raddoppiate.</p>
<p>Visualizza lo strumento a 360 gradi cliccando <a href="http://www.oa-abruzzo.inaf.it/strumenti-360/fotometro-a-due-cellule/index.html">qui</a></p>