FONTI E DOCUMENTI DI RIFERIMENTO *
FONTI E DOCUMENTI
genere
documentazione esistente
nome archivio
Archivio Storico dell’Università di Palermo
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Piazzi G., <i>Della Specola Astronomico de’ Regj studj di Palermo</i>, libri IV. Palermo, 1792, p. 15-46.
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Piazzi G., <i>Precipuarum Stellarum Inerrantium Positiones Mediae Ineunte Saeculo XIX ex Observationibus Habitis</i> in <i>Specula Panormitana ab Anno 1792 ad Annum 1902</i>. Panormi, 1803, p. XXXVI.
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Angelitti F., <i>Sullo stato del R. Osservatorio Astronomico di Palermo e i suoi lavori in esso eseguiti durante il quinquennio 1899-1903</i>, in <i>Pubblicazioni del R. Osservatorio di Palermo</i>, N.S., vol. I, 1904, p.37.
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King H.C., <i>The History of the Telescope</i>. London, 1955, p. 167-168.
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Chapman A., <i>The accuracy of angular measuring instruments used in astronomy between 1500 and 1850</i>, in <i>Journal for the History of Astronomy</i>, vol. 14, 1983, p. 133.
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Foderà Serio G., <i>Il cerchio di Ramsden</i>, in <i>Elementi astronomici dell’Osservatorio astronomico di Palermo</i>, 1984, p.17-23.
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Foderà Serio G., (a cura di) <i>Sulle vicende dell’astronomia in Sicilia</i>. Palermo, 1990, p. 35-43.
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Chinnici I., Foderà Serio G., P. Brenni, <i>The Ramsden’s Circle at the Palermo Astronomical Observatory</i>, in <i>Bulletin of the Scientific Instrument Society</i>, 71, December 2001, pp. 2-10.
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McConnell A., <i>Jesse Ramsden (1735-1800): London’s Leading Scientific Instrument Maker</i>, Aldershot, 2007, p. 130-135.
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Chinnici I., Gasperini A., <i>Alle origini dell’astrofisica italiana: il carteggio Secchi-Tacchini 1861-1877</i>, in <i>Atti della Fondazione Ronchi CXVI</i>, Firenze, 2013, pp. 496.
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Chinnici I. (ed.), <i>AStrum 2009: Astronomia e Strumenti. Il patrimonio storico italiano quattrocento anni dopo Galileo</i>, Edizioni Musei Vaticani – Sillabe, Città del Vaticano, 2009, pp. 240.
ANNOTAZIONI
osservazioni
Lettera di Piazzi (1789): "Il Cerchio, o più precisamente Stromento verticale ed azzimutale, è un capo d’opera, abbraccia quanto di meglio possa farsi o immaginarsi in Ottica, in Meccanica, in Astronomia". Piazzi era infatti riuscito ad ottenere dal celebre Ramsden uno strumento eccezionale, la cui realizzazione doveva aprire la strada ad una nuova generazione di strumenti astronomici, quelli a scala circolare. L’introduzione di tali strumenti consentì, nel giro di pochi decenni, fra la fine del XVIII secolo e l’inizio del XIX, di migliorare l’accuratezza delle misure astronomiche di circa un fattore dieci, e deve quindi considerarsi una delle tappe fondamentali nello sviluppo della strumentazione astronomica.<br>È stato spesso affermato che Piazzi stesso abbia contribuito alla progettazione dello strumento, tuttavia non sembra esserci al momento, su questo punto, una chiara evidenza documentaria. È certamente vero che Piazzi seguì molto da vicino il lavoro di Ramsden; Lalande, in una lettera al Vicerè Caramanico (Parigi, 10 ottobre 1788), scrive infatti di Piazzi: "Egli è attualmente occupato a seguire ogni giorno il celebre Ramsden per indurlo a terminare uno strumento superbo, che renderà l’Osservatorio di Palermo uno dei più interessanti". È quindi probabile che Piazzi abbia discusso con Ramsden alcuni dettagli tecnici. In almeno un’occasione egli scrive di aver suggerito a Ramsden di disporre alcuni termometri lungo il cerchio delle altezze per tenere sotto controllo le eventuali deformazioni derivanti da gradienti di temperatura. Ramsden, tuttavia, non tenne in considerazione questo suggerimento; in realtà queste deformazioni costituirono uno dei fattori più importanti nel limitare la precisione dello strumento. È invece probabile che Piazzi abbia suggerito l’aggiunta del cerchio azimutale, che però non si rivelò molto efficace, tanto da indurre Piazzi a fissare lo strumento sul piano del meridiano, usandolo piuttosto come cerchio meridiano che come strumento altazimutale.<br>Nel 1791 lo strumento fu collocato nella “Stanza Circolare”, progettata da Marvuglia, abbellita da un tempietto circolare con colonne doriche in marmo bianco. Lo strumento era fissato ad uno zoccolo circolare in pietra poggiato su un pilastro che scende fino alle fondamenta, incatenato alle mura della stessa torre per assicurargli stabilità. Alla base, una pedana in noce circondata da una balaustra a colonnine. Il tetto, a cupola con base cilindrica, poggiava su 9 ruote metalliche con lastre di rame.