Era fratello di Angelo, professore prima alla cattedra Fisico-medica e poi di Matematica all'Università di Napoli, e di Niccolò, professore di matematica e direttore del Real Corpo degli Ingegneri e Guardia Marina. Studiò dapprima posso il seminario di Cerreto Sannita per poi trasferirsi a Napoli dove fu allievo dei matematici Giacinto De Cristofaro (1650-1730) e Agostino Ariani (1672-1748).
Dopo essere stato, dalla fine di aprile del 1732, presso la Specola di Bologna per aumentar le teorie dell'Astronomia, e rendersi pratico... a maneggiar le macchine, coll'indirizzo dei celebri Eustachio Manfredi, e Francesco M. Zanotti, ottenne nel 1735 la cattedra di Astronomia e di Nautica (poi Astronomia e Calendari) presso l'Università di Napoli e professore nella Reale Accademia di Marina. Fu membro dell'Accademia delle scienze fondata a Napoli da Celestino Galiani nel 1732 presso palazzo Gravina e poi trasferita nel monastero dei santi Severino e Sossio. L'Accademia fu dotata di alcuni strumenti fatti acquistare dal principe di Scalea in Olanda e di un quadrante donato dal conte di Zinzendorf nel 1733 e lavorato in Roma dal celebre artefice di istrumenti mattematici Domenico Laverghi, e costò da 115 ducati. Probabilmente con questo quadrante, proprio dal monastero benedettino determinò, per la prima volta, la latitudine di Napoli.
A scopo unicamente didattico, nel 1736 pubblicò Degli elementi della geometria piana composti da Euclide Megarese. L'opera, che apre col noto passaggio galileiano del Saggiatore relativo ai caratteri matematici in cui è scritto il libro dell'universo, ebbe gran successo andando rapidamente esaurito.
Nel 1738 pubblicò Philosophiae naturalis Institutiones libri tres, la sua principale opera sul pensiero newtoniano.
Nel 1740 pubblicò due memorie molto apprezzate nel campo scientifico dell'epoca, il De luminis refractione et motu, sulle leggi della rifrazione della luce, e il De corporum quae moventur viribus earumque aestimandarum Ratione, sul calcolo della forza cercando di accordare le tesi dei cartesiani e dei leibniziani.
Nel 1743 papa Benedetto XIV gli chiese, insieme ad altri scienziati come Gabriele Manfredi, Bartolomeo Intieri, Ruggero Giuseppe Boscovich, Giovanni Poleni e molti altri, una consulenza sui temuti dissesti della cupola della Basilica di San Pietro e sulle possibili soluzioni da adottare per porvi rimedio.
Morì a soli 39 anni di tubercolosi.