Paolo Rocchetti divenne nuovo meccanico dell’Osservatorio Astronomico nel 1842 come successore di Giuseppe Stefani.
Rocchetti visse e lavorò in un periodo in cui si sentiva il fermento dei nuovi tempi. Le ferrovie, il più grande strumento che rivoluzionò la vita sociale in tutte le sue manifestazioni, erano all’inizio e Padova fu tra le prime città d’Italia che ne trasse beneficio: si vide congiunta, prima, con la Laguna Veneta, e poi nel 1846, tramite il ponte monumentale, alla città di Venezia. Intuendo l’importanza e la vastità del campo che si era aperto con l’industria metallurgica, Rocchetti si occupò di gestire e organizzare un’officina in grado di realizzare grandi fusioni e fabbricazioni di macchine a vapore e per la bonifica dei terreni. Il professor Santini così parla del meccanico dell’Osservatorio: Il Sig. Dott. Paolo Rocchetti, R° Meccanico dell’Osservatorio, ha eretto in conto di una Società industriale, una grande officina meccanica nella quale, oltre ad eseguire grandi fusioni, si fabbricavano macchine a vapore ed altri attrezzi di ogni genere per gli asciugamenti delle valli vicine del Polesine e per gli usi delle strade Ferrate, la quale prospera grandemente sotto la vigile intelligente direzione del Sig. Rocchetti che fa onore al paese ed allo stabilimento cui appartiene. Un prodotto della fonderia del Rocchetti che ancora oggi sopravvive è la tettoia della Stazione Ferroviaria di Venezia.
Nonostante l’impegno della nuova industria, Rocchetti non trascurava le sue mansioni di meccanico, anzi affinava il lavoro dell’officina per le nuove esigenze che si facevano sempre più incombenti con il progresso incalzante. Infatti, Rocchetti si dedicò alla realizzazione di vari strumenti topografici e di orologi a pendolo con quadrante in metallo e a lunga carica. Oltre a dover occuparsi della realizzazione e della manutenzione dei vari strumenti, Rocchetti si occupò anche dalla formazione e dell’istruzione di diversi allievi meccanici, tra cui Giuseppe Cavignato.
Paolo Rocchetti chiese e ottenne di essere collocato a riposo nel 1877 dopo 35 anni di servizio, ma per altri 20 anni continuò ad esercitare la professione meccanica privatamente. Morì il 2 febbraio 1897.