Filippo de Palma

DataNapoli, 26 aprile 1813 - Napoli, post 1875

Figlio di Domenico, pittore ritrattista e professore all'Accademia di belle arti di Napoli, e di Maria Giovanna Tagliolini, all'anagrafe è registrato con il cognome Palma. Da ragazzo si dedicò alla pittura del paesaggio sotto la guida parterna e di Anton Sminck van Pitloo (1790-1837), tra i maggiori esponenti della scuola di Posillipo. Nel 1834 e nel 1839 fu premiato per le sue opere pittoriche sul paesaggio napoletano. Si appassionò di meccanica e per approfondire le sue conoscenze studiò fisica e matematica e cominciò a costruire i primi strumenti scientifici, come le pile di Bunsen. Fu macchinista del gabinetto di fisica di re Ferdinando II e partecipò al VII congresso degli scienziati di Napoli. Nel 1853 partecipò all'Esposizione delle manifatture del Regno delle Due Sicilie con una macchina di Atwood, per la quale ottenne la medaglia d'oro. Le sue competenze elettrotecniche furono molto apprezzate, realizzando apparecchi eletromedicali, telegrafi, pantelegrafi e cronografi.
Partecipò all'Esposizione italiana agraria, industriale e artistica del 1861 esponendo una macchina per la divisione dei circoli dotato di un motore ad azione continua e una macchina magnetoelettrica di Clarke, e poi all'esposizione uninversale di Parigi del 1867 e di Vienna del 1873.
La costruzione del pantelegrafo nel 1870 per l'Istituto tecnico "Della Porta" di Napoli ebbe vasta eco, richiamando l'attenzione delle istituzioni civili e scientifiche partenopee. I suoi ultimi strumenti furono realizzati nel 1873 per il gabinetto di fisica dell'Università di Urbino su commissione di Alessandro Serpieri.

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Categoria
Meccanico

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