Figlio di Giovanni Battista e di Elena Barbieri, intraprese gli studi sacerdotali nel Seminario Vescovile di Padova, conseguendo la laurea in teologia nel 1742 e la consacrazione a sacerdote l’anno successivo; in seguito cominciò a frequentare all’Università di Padova le lezioni di matematica dell’abate Giuseppe Suzzi. Nel 1744 curò la stampa delle Opere di Galileo, edite dalla tipografia del Seminario, ottenendo di inserirvi anche il Dialogo dei Massimi Sistemi, ancora all’Indice, corredato delle postille scritte a mano dallo stesso Galileo nella copia posseduta dalla biblioteca del Seminario. Nel 1752 fu nominato arciprete a Montegalda (VI), dove, nei ritagli di tempo dall’attività pastorale, approfondì lo studio dei filosofi antichi e delle opere di Bacone, Cartesio, Leibniz, Newton e iniziò a cimentarsi con lo studio e l’osservazione dei fenomeni meteorologici. Nel 1764 fu chiamato a ricoprire la cattedra di Astronomia e meteore presso l’Università di Padova, in sostituzione dell’abate Colombo, e quindi venne incaricato di sovrintendere alla fabbrica di un Osservatorio astronomico, la cui costruzione era stata deliberata con Decreto del Senato veneto nel 1761. Fu lui a scegliere la torre maggiore del Castelvecchio della città, da tempo in disuso, quale luogo ideale per l’erigenda Specola, e a chiamare l’architetto Domenico Cerato da Vicenza per dar seguito al progetto. Alla Specola, nel 1773, egli fece installare il primo parafulmine pubblico del Dominio veneziano, seguito, nel 1776, da quello che installò sul campanile di S. Marco a Venezia, mentre nel 1774 fece ‘armare’ la torre dell’Università. Nel 1776 diede avvio alle osservazioni astronomiche nell’Osservatorio ormai completato, dove aveva anche trasferito la sua residenza dall’anno precedente. Alla Specola proseguì le osservazioni meteorologiche da lui iniziate a Padova nel 1766 e che continuò poi fino alla morte: queste furono la base per la redazione del suo Della vera influenza degli astri, delle stagioni e mutazioni di tempo. Saggio meteorologico (1770), l’opera che segna la nascita della meteorologia moderna.
Ad uso degli studenti, egli realizzò anche la traduzione dell’Abrégé d’astronomie dell’astronomo francese Jérôme de La Lande, a cui diede il titolo di Compendio d’Astronomia (1777) e che fu il primo testo in lingua italiana per questo genere di studi.
Socio di numerose Accademie italiane ed europee, in primis dell’Accademia di Padova, alla caduta della millenaria Repubblica di Venezia fu chiamato a far parte del comitato di pubblica istruzione, il nuovo organo di governo dell’Università, ma morì pochi mesi dopo, colpito da ‘apoplessia nervosa’.