Cellule fotoemissive di J. Kunz: sono due al sodio, due al rubidio ed una al potasssio. Queste erano contenute all'interno delle camere cilindriche dei due Fotometri di Collurania. Le cellule sono interamente in quarzo con bulbo sferico di circa 50 mm di diametro con tre appendici; l’anodo è costituito da un anello di fili di tungsteno intersecato da una croce di filo più sottile che termina con un morsetto in una delle appendici più lunghe, mentre il catodo è costituito dallo strato sensibile di metallo alcalino (sodio o potassio o rubidio) che, dal morsetto situato all'estremità dell'appendice più corta, ricopre tutto il bulbo tranne in una zona circolare di circa 2 cm attraverso la quale passa la luce dell'astro. Il bulbo è riempito di gas inerte (argon) in modo che l'emissione fotoelettrica primaria venga amplificata per ionizzazione. L'emissione fotoelettrica è proporzionale all'energia luminosa incidente e questo permette di determinare la luminosità di una stella; è anche variabile con il colore della luce (lunghezza d'onda effettiva), strettamente correlato con grandezze fisiche estremamente importanti per l'astronomo.
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Le cellule furono preparate da J. Kunz (Università di Urbana) che riuscì a produrre un genere di cellula, tutta in quarzo, adatta in modo particolare per le misure astronomiche.