Primo fotometro costruito a Collurania, ad una cellula fotoelettrica, con elettrometro sospeso a cardano. Il principio di funzionamento è quello di trasformare la luce in qualcosa di misurabile: questo si ottiene sfruttando una proprietà fisica dei metalli alcalini che emettono un numero di elettroni proporzionale all'energia della luce incidente, permettendo così una misura oggettiva e precisa della luminosità degli astri e delle sue variazioni. Lo strumento è costituito da una vecchia camera cilindrica Cooke, da innestarsi all'estremo del rifrattore. In corrispondenza del piano focale, è stato posto un diaframma ad iride manovrabile dall'esterno. Un prisma a riflessione totale può inserirsi sull'asse ottico, dopo il diaframma, in modo da avere nel campo del cannocchialetto puntatore l'immagine del diaframma stesso e dell'astro che deve essere osservato. Per mezzo di un opportuno sistema di solchi e di arresti, la montatura cilindrica che porta il prisma sull'asse ottico permette di sostituire ad esso vari filtri colorati, come pure, mediante una rotazione di 90°, permette di inviare attraverso il cannocchialetto puntatore una luce artificiale dentro la cellula. La cellula è racchiusa in una scatola cilindrica in ferro a tenuta d'aria; la luce è inviata alla cellula attraverso una finestra circolare chiusa da una lastrina di vetro a facce piane e parallele. Il serrafilo è isolato per mezzo di un grosso isolatore in quarzo mantenuto secco da un recipiente con sodio, come pure con sodio è prosciugato l'interno della scatola. Un largo isolatore cilindrico in quarzo chiude al centro la base inferiore della scatola; su questo isolatore è fissato internamente il sistema di messa a terra, costituito da un cilindretto in ottone fortemente dorato, munito di vite con punta in platino su cui va ad appoggiarsi un piccolo contatto in platino portato da una lamina flessibile in avorio. Il contatto viene tolto mediante un comando elettromagnetico che allontana la lamina portandola sempre alla medesima distanza dalla punta di platino. La conduttura della cellula dell'elettrometro, oggi mancante, era costituita da un filo in platino di 0,5 mm che attraversava un tubo metallico flessibile; il filo era mantenuto isolato per mezzo di vari dischetti di quarzo con foro centrale ed un tubo in gomma avvolgeva esternamente i tubi flessibili, impedendo lo scambio con l'aria esterna. Anche questa conduttura era seccata con il sodio. Sulla base inferiore della scatola si trova il commutatore che serviva ad inviare nell'elettrometro la carica di un Volt per la taratura. La camera è collegata all'elettrometro tramite una sospensione cardanica (questa deve lavorare sulla verticale) ed è munita di cuscinetti a sfere, ed il semplice contrappeso fornito dalla casa costruttrice dell'elettrometro è stato sostituito con un sistema di pesi spostabili lungo delle aste, in modo da permettere la messa in stazione dello strumento sulla perfetta verticale.
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