L’orologio è definito negli inventari come "a forza costante", con riferimento alla forza peso costante che agisce sull’estremità della leva. Fa parte degli orologi che hanno scappamento a gravità, anche se è di un tipo differente da quelli che si sono affermati in seguito. Il vantaggio di questo tipo di scappamento risiede nella mancanza di contatto diretto fra l’apparato della forza motrice e lo scappamento.
Il pendolo e il roteggio sono appesi ad una lastra di marmo contenuta in una cassa di noce. Questa ha una base di legno (con uno sportello anteriore) su cui appoggia una parte più stretta con due sportelli a vetri sulla faccia anteriore e vetri sui lati.
L’orologio è di tipo inconsueto, perché il pendolo è posto sopra il roteggio e il quadrante. Il pendolo agisce sull’estremità di una leva, che porta all’altra estremità una piccola massa, ad ogni semioscillazione del pendolo questo abbassa la leva permettendo così il movimento della ruota dei secondi. Il movimento è bloccato subito dopo, quando la leva si rialza sotto l’azione del peso alla sua estremità. L’impulso al pendolo viene dato alternativamente da due piccole leve collegate al roteggio.
Il quadrante è rotondo ed è diviso in 60 minuti, con indicazioni numeriche ogni 5. Questo circoscrive due quadranti più piccoli: quello superiore è diviso in 60 secondi, con indicazioni ogni 5, mentre quello inferiore è diviso in 24 ore, ciascuna indicata con un numero romano.
L’orologio realizzato da Gioacchino Alberti fu richiesto nel 1824 per sostituire un precedente orologio, fabbricato probabilmente di Giuseppe Megele (1740-1816).
Nel 1825, prima di essere acquistato, l’orologio fu tenuto in prova per alcuni mesi, sia nel periodo più freddo che in quello più caldo, in modo da verificarne la risposta a differenti temperature. I test furono positivi, e l’orologio venne posto nella sala principale dell’Osservatorio.