Questo orologio è costituito da una sfera cava di rame dorato di 21 cm con un meccanismo interno ad orologeria per la rotazione della sfera e il rotismo di trascinamento dei cerchi meridiani del Sole e della Luna.
La corona circolare, di 31 cm di diametro, è di ottone battuto e rappresenta l'orizzonte. Le altre parti dello strumento sono di bronzo fuso.
La corona massima che rappresenta l'orizzonte ha inciso sul bordo esterno i nomi dei punti cardinali: Septentrio, Occidens, Meridies, Oriens. Sul bordo esterno del parte piana della corona vi è una divisione in quattro quadranti con una scala graduata con passo di 10° ed elementi del computo per gli anni dal 1586 al 1627, relativi al calendario giuliano, per una metà della corona, e al calendario gregoriano, per l'altra metà. Segue, poi, una lamina sottile con incisi i nomi dei mesi, il numero dei giorni di ogni mese e la posizione del Sole nei segni zodiacali, la successione completa dei giorni mensili per tutto l'anno, con le lettere che indicano il giorno della settimana, nota la lettera domenicale per l'anno, i santi del calendario e le divisioni angolari corrispondenti agli ingressi del Sole in ogni segno zodiacale. Questa lamina ruotava in 366 giorni con un meccanismo regolato dal motore principale mediante opportune demoltiplicazioni con ingranaggi e con un asse, non più esistente, uscente dal quadrante posto nel polo sud.
Tutto il resto dello strumento è di bronzo fuso.
Sull'orlo fisso del piano della corona vi sono i nomi antichi dei venti corrispondenti alle varie direzioni.
La corona minore, ortogonale alla precedente e disposta in meridiano, ha indicate le zone climatiche: frigida, habitabilis, temperata torrida. Il meridiano è incastrato in una piccola sfera di sostegno su cui sono incisi a decoro un'aquila e un pellicano, alternativamente. Sotto questo piccolo globo, in una intaccatura a croce, sono avvitate quattro zampe di grifone artisticamente lavorate.
Al polo nord del globo celeste ci sono due quadranti, imperniati sull'asse polare, il primo, che segna i quarti d'ora, ha una numerazione da I a IIII ripetuta due volte, cosicché la lancetta, andata perduta, faceva una rivoluzione completa in due ore; l'altro quadrante ha una doppia numerazione, in numeri arabi da 1 a 24 e in numeri romani, nella corona più esterna, da I a XII, ripetuta due volte, per le ore diurne e per le notturne. Questi due quadranti, racchiusi da corone di rame dorato, sono in argento e smaltati a fuoco con fregi fitomorfi in smalto traslucido colorato a smeraldo, turchino, rubino e topazio. Il quadrante al polo sud ha un indice fisso rispetto al quale la lancetta perduta compiva una rotazione in 12 ore, misurate per mezzo della numerazione romana da I a XII.
Altri due assi coassiali con il polare hanno movimento indipendente e trasportano il cerchio del Sole e quello della Luna, che però è andato perduto.
Sulla superficie del globo sono incisi i sistemi di coordinate. E' rappresentata l'eclittica che permette di dividere il globo in due emisferi. Su questa divisione è inserita una sottile corona dentata d'acciaio che permetta al Sole di variare la sua posizione, durante il suo moto annuo, da +23° a -23°. Per il sistema equatoriale sono tracciati l'equatore, i due tropici e i circoli polari.
Le costellazioni rappresentate sul globo sono quelle di Tolomeo, sono incise col bulino e recano i nomi in latino. Le stelle sono tracciate con asterischi di diversa grandezza a seconda della propria magnitudine. Una tabella riassume il rapporto tra le dimensioni degli asterischi e le magnitidini tolemaiche. Le stelle più significative riportano inciso sia il valore della magnitudine sia i relativi segni planetari. Le nebulose sono rappresentate da cerchietti e la Via Lattea ha il contorno tratteggiato.
In un ovale posto nell'emisfero sud, racchiuso da un elegante decoro floreale sono incisi i nomi dei costruttori e l'anno di realizzazione.
Il globo celeste, che è in dotazione alla Specola sin dal
...Real Osservatorio provvisorio di S. Gaudioso, proviene dalla
Galleria delle cose rare, una sorta di
Wunderkammer, voluta da Ranuccio II farnese (1630-1694), duca di Parma e Piacenza, nel palazzo della Pilotta a Parma.
Molti oggetti, raccolti nella residenza parmense e inventariati in un documento del 1708, provenivano dalla varie residenze della famiglia Farnese, soprattutto dai palazzi romani, progressivamente svuotate delle suppellettili più preziose a partire dal 1644, dopo la prima guerra di Castro che oppose lo Stato Pontificio al ducato di Parma.
In virtù del trattato di Vienna, Carlo di Borbone (1716-1788), figlio di Filippo V (1683-1746), re di Spagna, e di Elisabetta Farnese (1692-1766), duchessa di Parma e Piacenza, ebbe in eredità la ricca collezione della famiglia Farnese. Quando, nel 1735, divenne re di Napoli e Sicilia trasportò nella capitale partenopea le collezioni parmensi di quadri e di oggetti rari.
Agli inizi del 1589 il Kaiser Rodolfo II d'Asburgo (1552-1612) commissionò l'acquisto di un globo celeste con movimento orario che fu consegnato agli inizi di luglio. In letteratura questo esemplare viene associato con il globo di Napoli.
Il padre somasco
Giovanni Maria della Torre (1710-1782), docente di fisica e matematica, "custode" della Real Biblioteca e direttore della Stamperia Reale, in una lettera al ministro Bernardo Tanucci (1698-1783) del 9 maggio 1756 descrive lo stato di conservazione degli oggetti farnesiani spostati dal palazzo reale alla reggia di Capodimonte per l'allestimento del Real Museo di Capodimonte:
...La terza parte consiste nelle macchine di Fisica, delle quali, altre fermate a Torino, ho trovato nella roba venuta da Parma una completa camera ottica, ..., e un nobilissimo globo celeste di metallo indorato, che ha poco meno di un palmo di diametro e gira intorno al suo asse a forma di ruote anteriori, fatto dal celebre Reinhold di Augusta nel 1586. Anche se vi è una discrepanza nella data di costruzione, vi è una sostanziale identificazione dello strumento farnesiano con il globo celeste posseduto dall'Osservatorio.
Nel 1808 il soprintendente generale dei
Reali Musei, ed antichità del Regno, Felice Nicolas (1763?-1846), consegnò alcuni strumenti di uso scientifico all'Osservatorio Astronomico di Napoli e tra essi il
globo celeste montato sul suo piede tutto di metallo dorato di diametro 1 palmi.
Nel 1948 si chiese al Ministero della Pubblica Istruzione di disporre per il globo e l'
orologio di Chlasner,
... due oggetti antichi preziosissimi sulla cui custodia è dato di temere... che
... fossero conservati in deposito provvisorio presso... il Museo di San Martino.
Il Prof. Fiorini dell'Università di Bologna, nel suo volume sulle sfere celesti e terrestri, dà una descrizione dello strumento e dice che
... per lo stato di conservazione e per la finezza del lavoro costituisce indubbiamente un oggetto del più alto valore storico artistico e scientifico. Fiorini attesta che esistono solo altre due sfere celesti di Roll e Reinhold nei Musei di Dresda e di Vienna. In realtà esistono, oltre a questo napoletano, altri sei esemplari di globo realizzati da Roll e da Reinhond e si trovano presso il:
Kunsthistorisches Museum di Vienna, 1584
Victoria and Albert Museum di Londra, 1584
Hermitage di San Pietroburgo, 1584
Staatlichen Kunstsammlungen di Dresda, 1586
Conservatoire des Arts et Metiers di Parigi, 1588.