Macchina parallattica vecchia

Data1820 ca. - 1822 ca.
realizzato aMonaco

Lo strumento è composto da un cannocchiale acromatico e dai circoli orario e di declinazione. Il primo giace su di un piano parallelo all’equatore celeste mentre il secondo ruota, con tutto il piano che lo contiene, attorno al sostegno tronco-conico disposto parallelamente all’asse del mondo. Al centro del circolo di declinazione s’impernia il cannocchiale, rotante lungo il lembo. Il diametro di entrambi i circoli è di 24 pollici parigini (64 cm circa). La graduazione del circolo orario è scolpita in argento ed è divisa di 20 in 20 secondi di tempo; i due nonî misurano il singolo secondo. Il circolo di declinazione è sezionato in quattro quadranti su ciascuno dei quali è incisa la graduazione di 90° divisa di 5 in 5 minuti primi; i due nonî determinano i 4 secondi. Il cannocchiale era dotato di tre diversi oculari astronomici, ora perduti, ai quali si adattava un piccolo prisma, anch’esso perduto, per le osservazioni zenitali. Il cannocchiale era inoltre corredato di micrometro filare rotatorio a ripetizione, che serviva per le osservazioni di stelle doppie e di diametri planetari. Costituivano parte integrante dello strumento il livello per la verificava del corretto stazionamento e la lanterna per l’illuminazione dei fili del reticolo: la luce, che giungeva da una apertura praticata al centro del cannocchiale, era inviata verso il reticolo oculare mediante la riflessione ad angolo retto dei raggi luminosi. Per evitare l’uso della lanterna, soprattutto nell’osservazione di astri di debole luminosità, fu costruita appositamente «un’altra canna oculare» alla quale si potevano adattare gli oculari in dotazione e si sostituì il reticolo filare interno con «sottili lamine metalliche visibili nel campo colla sola luce stellare, e alle quali si osservano gli appulsi o le sortite delle comete e delle stelle di confronto». La macchina, in origine montata su una «base di pietra istriana» e su di una colonna di ferro fuso, poggia ora su di una struttura di ferro provvisoria.

Una volta rimpiazzato il vecchio strumento dei passaggi, divenne prioritario per l'osservatorio padovano dotarsi anche di una moderna macchina parallattica. L'acquisto di questo nuovo strumento era stato sollecitato da Santini al governatore di Venezia sin dal 1816, sia in considerazione del fatto che la Specola aveva necessità di mettersi "al pari dei principali stabilimenti di tal fatta" sia perchè lo stesso Santini, già dall'anno precedente, era stato contattato dall'astronomo tedesco Bernard von Lindenau, direttore dell'Osservatorio di Gotha, per partecipare ai lavori per una "minuta e precisa revisione del cielo", progettata da Henrich Wilhelm Olbers, Carl Friedrich Gauss e lo stesso Lindenau. Tale lavoro non poteva essere svolto senza uno strumento di adeguata precisione. Inoltre, soddisfatto dello strumento dei passaggi ed avendo appena acquistato anche un circolo moltiplicatore di Reichenbach, del quale lodava l'esima riuscita, Santini auspicava quindi di poter ottenere un equatoriale dello stesso costruttore, analoghi a quelli che già aveva realizzato per gli Osservatori di Pisa e di Napoli. Tuttavia non avendo ricevuto risposte favorevoli dal governatore, Santini si trovò costretto a rinunciare al progetto di collaborazione con Lindenau.
Due anni dopo, in veste di direttore della Specola, Santini tornò a fare richiesta dello strumento sottolinenando come in mancanza di un adeguato equatoriale non si potessero "osservare che con cannocchiali volanti i nuovi astri, le comete, le quali non sono quasi mai visibili al meridiano". Nell'occasione il professore padovano indicò nuovamente come più adatto per gli scopi dell’Osservatorio l'equatoriale prodotto dagli artefici Reichenbach ed Utzschneider di Monaco.
Fu solo nel 1820 che il magnifico rettore Giuseppe Antonio Bonato diede comunicazione a Santini che era stata ordinata all'artefice "Utzschneider di Monaco la Macchina Parallattica ad uso di questo I.R. Osservatorio", ma perchè lo strumento venisse realizzato e potesse giungere finalmente a Padova furono necessari due ulteriori anni. Nel 1822 il nuovo equatoriale, corredato delle accurate istruzioni di Utzschneider per il suo corretto collocamento, era infine a disposizione degli astronomi padovani.
Questa macchina, destinata a sostituire la vetusta macchina parallattica del Rodella, fu collocata nel cupolino est alla sommità della Specola, luogo pensato e progettato fin dalla nascita del'Osservatorio per accogliere questa tipologia di strumenti. Qui l'equatoriale, "appoggiato ad una colonna verticale robusta di ferro fuso eretta sopra solidissima base di pietre istriana", rimase in uso fino al 1858, anno in cui venne acquistata una nuova macchina parallattica, l'equatoriale di Starke.

Persone correlate
Dettagli
Materia e tecnica
ottone, ferro
Misure
Obiettivo: apertura 6,5 ; focale: 80
Categoria
Astronomia
Definizione
Telescopio
Bibliografia
Giovanni Santini, Elementi di Astronomia, I, Padova 1830, pp. 57-63
Galileo e Padova, mostra di strumenti libri e incisioni, catalogo della mostra, 19 marzo - 22 maggio, Comune di Padova 1983
Luisa Pigatto, Santini e gli strumenti della Specola in AA.VV., Giovanni Santini, astronomo, Celebrazioni nel secolo centenario della nascita 30 maggio 1987, Padova, 1988
Valeria Zanini, Gli strumenti scientifici alla Specola di Padova, in Atti del Seminario ‘Storia delle Scienze e delle tecniche nell’Ottocento veneto: le scienze astronomiche’., Venezia 20-21 ottobre 2005 p.145
Zanini Valeria, Gli strumenti scientifici della Specola. Catalogo in La Specola di Padova. Da torre medievale a museo, Padova, Signum Ediore, p. 150
Autore schedaZanini, Valeria