Dalla flangia di attacco al telescopio si diparte una struttura compatta in silumin, alla quale sono fissate le ottiche dello strumento. Lo strumento è contenuto completamente in un carter attorno al quel è inserito del materiale coibente al fine di isolare termicamente lo strumento.
La fenditura è del tutto simile nella struttura e nella sua regolazione a quelle degli spettrografi Z1 e Z2, e grazie a due cannocchiali è possibile sia il puntamento dell’oggetto celeste sia la sua guida sulla fenditura, sulla quale due prismetti e un sistema ottico convogliano la luce di una lampada a fluorescenza. In questo modo è possibile fotografare due spettri di confronto, entrambi simmetrici allo spettro dell’oggetto celeste, la cui distanza poteva essere opportunamente adattata alle dimensioni di questo.
Il collimatore dello spettrografo è costituito da un doppietto acromatico con focale di 250 mm e 50 mm apertura. Il prisma di vetro è di tipo flint SF2 (con parametro di dispersione =34) e ha un angolo rifrangente di 60°. Lo strumento è dotato di due obbiettivi di camera, intercambiabili, di 52 mm di diametro con focali rispettivamente di 165 e 82 mm e con aperture relative f/3.3 e f/1.6. Le corrispondenti a dispersioni lineari, a 430 nanometri, sono di 132 Å/mm e 278 Å/mm. La definizione risultava buona su tutto lo spettro, tra i 3600 ed i 7000 Å, ma presentava un sensibile assorbimento nell’ultravioletto, al di sotto di 4000 Å. Come negli spettrografi Z1 e Z2 un movimento di traslazione del porta chassis in senso normale alla dispersione permetteva di ottenere più spettri sulla stessa lastra.
Lo spettrografo fu costruito nel 1957, su progetto del prof. Giotti e dell’ing. Turrini, dalle Officine Galileo di Firenze in due esemplari, per gli Osservatori di Asiago e di Merate.
Dopo la laurea in matematica presso l’Università di Pisa, nel 1926 Gino Giotto iniziò a lavorare come assistente presso la Specola di Merate, e proprio in quegli anni il giovane assistente poté assistere all’istallazione degli spettrografi Z1 e za href="http://www.beniculturali.inaf.it/sicap/opac.aspx?WEB=INAFS&TBL=PST&ID=12613">Z2 al telescopio Zeiss. Lasciata la specola milanese si trasferì all’Istituto Nazionale di Arcetri diventando, qualche tempo dopo, il direttore dei Servizi Ottici delle Officine Galileo. Qui, grazie alla sua precedente esperienza presso l’osservatorio meratese, progetto due grande spettrografi che vennero applicati al Telescopio Galileo di Asiago e al telescopio Zeiss di Merate.