Lo strumento consiste in un tubo metallico verniciato che contiene, al suo interno, 5 prismi. A una estremità è presente una flangia filettata per avvitarlo al telescopio, mentre all'altra estremità è collocato un l'oculare.
All'estremità opposta dell'oculare si trova la fenditura, la cui larghezza è regolata per mezzo di una chiavetta estraibile. Sul tubo, a fianco della fenditura, è possibile appendere una piccola lampada, con sospensione cardanica, in cui veniva bruciato dell'alcool salato per ottenere le righe gialle del sodio usate come riferimento: la luce della lampada era inviata nello spettroscopio per mezzo di un piccolo prisma.
Nella osservazione delle stelle si poneva davanti alla fenditura una lente cilindrica per inviare sulla fenditura una maggiore quantità di luce. Al contrario, nel caso di osservazioni in laboratorio tale lampada non veniva usata.
Verso la metà dello strumento si innesta un secondo tubo, inclinato verso l'oculare. Alla sua estremità si attacca una piccola lampada ad olio, anch'essa a sospensione cardanica, che illumina una scala graduata posta all'interno dello strumento. Al fine di regolare l’intensità della luce, davanti alla finestrella della lampada si trova una lastrina di vetro scuro che può scorrere verticalmente sotto l'azione di una vite. Le due lampade sono circondate da una fascia metallica che evita all'osservatore di essere disturbato dalla loro luce.
Lo spettroscopio e le lampade sono contenuti in una cassetta di legno chiusa da una serratura. La cassetta contiene anche un collare metallico che può essere fissato a metà circa dello strumento, in una apposita scanalatura. Il collare ha un perno che poteva essere infilato in un sostegno nel caso di uso non astronomico dello strumento.
Tale strumento venne acquistato dall’Osservatorio di Brera per 600 lire e giunse a Milano nel maggio del 1866. Giovan Battista Donati, studioso di ottica e progettista di strumenti ottici fiorentino, propose a Giovanni Virgilio Schiapparelli l’acquisto di tale strumento che lo studioso fiorentino aveva già usato per alcune osservazioni.
Tuttavia, non sembra che sia mai stato impiegato dagli astronomi braidensi in ricerche sistematiche.