Si tratta di un teodolite ripetitore sul solo cerchio orizzontale, che ha un diametro di 12 pollici (320mm). Il grado è diviso in 10 parti (6’) e i quattro nonii presenti hanno 60 divisioni ciascuno permettendo così di apprezzare i 6”. Il cerchio verticale ha un diametro di 140 millimetri con una divisione ogni 15’ e, in questo strumento, serviva solo per dirigere il cannocchiale. Inoltre un solo nonio, con 15 divisioni, permetteva di fare le letture a 1’. Infine il teodolite è dotato di un cannocchiale di mira di 43 mm di apertura e di 450 mm di distanza focale e di un cannocchiale di spia di identiche caratteristiche.
Questo teodolite si discosta in certo qual modo da tutti gli altri posseduti dall’Osservatorio di Torino poiché, diversamente dagli alti strumenti appartenetti alla famiglia dei teodoliti che sono tutti di costruzione tedesca o inglese, questo reca, su una delle razze dell’alidada, la firma del costruttore torinese Carlo Barbanti. Nella prima parte del XIX secolo la costruzione di un teodolite da parte di un italiano era cosa assai rara in quanto astronomi e geodeti, cioè le persone che usavano questi strumenti, avevano in genere poi poca fiducia negli artefici italiani, e si potrebbero citare numerosi passi in proposito, e preferivano acquistare questi strumenti dai costruttori stranieri, soprattutto tedeschi, assai più reputati.
Ad ogni modo questo teodolite appare oggi ben costruito, anche se in passato aveva subito numerose traversie. Era stato quasi interamente scomposto, e varie parti, ad esempio la livella principale, il treppiede ed il cannocchiale di spia erano stati utilizzati per altre applicazioni. Nonostante ciò, oggi il riassemblaggio dello strumento è quasi completo anche se alcune parti minori sono tuttora mancanti.