Giovan Battista Rodella

DataPadova, 1749-1834

Giovan Battista Rodella nacque a Venezia nel 1749.
Fin dai da subito Rodella dimostrò una grande capacità e interesse nei lavori di meccanica. All’età di 12 anni, circa, ebbe la fortuna di lavorare presso la villa di Cristoforo Pavelli, a Castelfranco Veneto (TV), il quale si dilettava “di meccanica, orologeria e altre opere d’ingegno”. Grazie alla sua spiccata attitudine meccanica e soprattutto alla straordinaria capacità di osservazione e preservanza Rodella divenne uno dei più abili ed eclettici artefici italiani operanti tra il XVIII e il XIX secolo. Sempre presso la città di Castelfranco Rodella si dedicò alla realizzazione di orologi, ma non solo, infatti costruì strumenti chirurgici, bilance, ruote, macchine idrauliche, ordigni per edifici e moltissimi altri strumenti.
La sua fama di meccanico d’eccezione si diffuse nella regione e negli ambienti scientifici e l’incontro, del tutto casuale, con l’abate Giuseppe Toaldo, professore di astronomia, geografia e meteorologia presso l’Università di Padova, determinò una svolta importante nella sua vita. Infatti, il professore propose al giovane Rodella di ricoprire il ruolo di custode e meccanico dell’ormai terminata Specola padovana. Un locale della Torre, a nove metri di altezza chiamato Camera della polvere, venne trasformato da Rodella in officina meccanica, imprimendole con il tempo un'importanza primaria nell'attività astronomica padovana. Tra i suoi primi interventi nel nuovo Osservatorio vi fu il riadattamento dei due quadranti del celebre matematico Zedrini, e dell'orologio a pendolo di Gasparo Astori. In collaborazione con l’astronomo aggiunto Chiminello, Rodella fu incaricato di valutare la bontà della scala graduata del grande quadrante murale di Ramsden. Allo strumento egli applicò quindi un nonio per ottimizzare la lettura delle frazioni della scala stessa. Tra gli altri interventi che si debbono attrobuire a lui, vi sono il completamento dello strumento dei passaggi iniziato da Antonio Fabris di Bovolenta e la realizzazione, intorno al 1785 della prima macchina parallattica dell’Osservatorio, che nel 1822 fu sostituita con uno strumento migliore.
Nel 1794, su invito di Alvise Pisani, cavaliere e procuratore di San Marco, e con il consenso di Toaldo, Rodella si recò in Inghilterra dove poté vedere e conoscere i più importanti centri scientifici inglesi. A Londra egli incontrò Ramsden che gli “aprì tutti gli arcani della sua professione senza difficoltà, facendosi conoscere veramente quel bravo galantuomo che è”. Si recò a Birmingham per vedere la pompa a fuoco del sigg. Bolton e Watts e la getteria del sig Wilkinson. Si recò poi a Windsor per incontrare William Herschel e discutere con lui della sua strumentazione.
Il viaggio in Inghilterra fu di certo un periodo felice per Rodella, poiché una volta tornato in patria trovò un’ambiente cittadino fortemente sconvolto. Caduta la Repubblica, Rodella è fra i primi a subìre le conseguenze della sospensione di ogni lavoro di tipo tecnico e meccanico, e il suo stato d’animo si rivela in una copiosa corrispondenza con l’abate e professore Daniele Francesconi. Rodella si rivolge a Francesconi come ad un amico e protettore, per le ricerche inerenti alla professione, per consigli e per aiuti di cui tanto più sentiva il bisogno dopo la morte del professor Toaldo avvenuta nel novembre del 1797. In questo periodo di difficoltà economica, Rodella si dedica anche alla fabbricazione di bottoni per le divise dei militari, costruendo una macchina in grado di coniare diecimila bottoni in dodici ore. Una volta che Padova tornò ad avere un governo stabile, Rodella tornò a dedicarsi alla fabbricazione di compassi, pantografi, orologi da sala e da tasca, strumenti scientifici quali microscopi, telescopi, cannocchiali acromatici, livelli, diottrie, tavolette pretoriane, pendoli di precisione ecc.
Geloso delle sue mansioni, Rodella non permetteva ad estranei né di avvicinarsi né di lavorare nel recinto della Specola. Quando si trattò di coprire con il rame una cupola contigua a una già da lui realizzata 15 anni prima sulla sommità della torre, venne l’ordine da Milano che il lavoro fosse messo all’asta. Col prezzo al massimo ribasso, Rodella si impegnò d’eseguire il lavoro “onde altri non venghino a far lavori alla Specola, mentre da 32 anni che ho l’onore di servirla in qualità di custode e macchinista, altri artisti non sono entrati”.
Tuttavia, la vecchiaia inevitabilmente tolse fervore all’instancabile meccanico della Specola padovana, che trascorse gli ultimi anni della sua vita in povertà, lasciando la vedova nell'indigenza.
Rodella morì a Padova il 19 febbraio 1834 all’età di 85 anni.

Dettagli
Bibliografia
G. B. Zaccaria, l'officina meccanica della Specola di Padova, Padova, Stab. Tipografico Panada, 1932
L. Pippa - V. Rettani, Giovan Battista Rodella, custode della Specola di Padova e macchinista dell'accademia patavina in La voce di Hora : pubblicazione dell'Associazione italiana cultori di orologeria antica., Milano 1995 pp.21 - 40