Questo misuratore di lastre è costituito da un robusto telaio su cui sono montate due sistemi di guide rettilinee ortogonali fra di loro: sulle guide inferiori scorre una piattaforma su cui si possono montare lastre fotografiche fino alla dimensione di 160 x 160 mm, mentre sulle guide superiori è montato un microscopio provvisto di micrometro. Gli spostamenti delle parti mobili (lastra e microscopio) sono misurati da apposite scale graduate.
Dalla seconda metà dell’Ottocento in poi, con lo sviluppo della fotografia, gli astronomi, che per tutti i secoli e millenni precedenti avevano avuto solo i loro occhi per registrare i fenomeni di loro interesse, ebbero a disposizione un nuovo potente mezzo che aprì tutta una nuova serie di orizzonti e possibilità. Per la prima volta era possibile registrare i fenomeni osservati in modo obiettivo ed impersonale e, soprattutto, era possibile conservare l’informazione nel tempo senza degrado. L’introduzione della fotografia come mezzo di indagine subì ovviamente varie fasi di perfezionamento, oltretutto, lo sviluppo dell’astrofisica, che pure cominciava in quegli stessi anni ad appassionare un numero sempre crescente di ricercatori, diversificò notevolmente tanto le tecniche di osservazione quanto gli strumenti di indagine. L’analisi delle lastre fotografiche riprese con questi strumenti vecchi e nuovi richiese che venissero ideati anche degli strumenti diremmo ausiliari, da impiegarsi in laboratorio per estrarre dalle immagini fissate nella gelatina l’informazione che contenevano. Questo misuratore di lastre della casa inglese Troughton e Simms, era in particolare destinato a misurare con grande esattezza la posizione delle immagini stellari. Poteva anche essere usato per misurare la posizione delle righe spettrali.