Cannocchiale di Dollond

Data1794 - fine '800
realizzato aLondra
CostruttoriJohn Dollond

Il tubo del telescopio è in ottone anche se ad oggi presenta numerose crepe su tutta la superice che ne sconsigliano il trasporto al di fuori dell'Osservatorio. Sul tubo è montato anche un piccolo cercatore. L'obiettivo è acromatico, con una lunghezza focale di 160 cm circa e un'apertura di 9 cm circa. Assieme al telescopio è presente anche una cassetta di oculari.
La montatura è altazimutale, ma c'è la possibilità di renderla equatoriale in quanto la piastra che porta i sostegni del tubo può essere ruotata attorno ad una cerniera orizzontale e, quindi, alzata da un lato. Il cannocchiale può essere puntato in qualsiasi direzione tramite due settori dentati in cui ingranano due viti senza fine che possono essere comandate tramite due bacchette a snodo dall'osservatore stando all'oculare. Il telescopio è montato su un cavalletto di legno con tre gambe.

Si tratta dello strumento più antico dell'Osservatorio Astronomico di Torino. Venne utilizzato per tutto l'800 per osservazioni estemporanee di eclissi, occultazioni stellari e altri analoghi fenomeni astronomici.
In particolare questo strumento venne utilizzato da Angelo Charrier per l’osservazione dell’eclissi totale di Luna del 4 ottobre 1884. Questa fu un’eclissi che destò l’attenzione di tutti gli astronomi, i quali inviarono varie circolari e richieste per studiare e fotografare nel dettaglio questo fenomeno. Tra le ragioni principali che spinsero la comunità scientifica a porre attenzione su questa particolare eclisse furono la sua lunga durata, a causa della vicinanza all’equinozio, e alla particolare luce rossastra osservata come corpuscolo e come alone attorno al disco solare a seguito dell’eruzione del vulcano Krakatoa nel 1883.
In particolare, nella notte tra il 4 e il 5 ottobre 1884 Alessandro Dorna, l’allora direttore dell’Osservatorio di Torino, insieme ad alcuni colleghi si dedicò all’osservazione e allo studio dell’eclisse in due postazioni osservative distinte. Il direttore, insieme al meccanico dell’osservatorio Giovanni Notari e all’artista e studioso di fotografia Luigi Cantù, si posizionarono all’interno della cupola del grande telescopio Fraunhofer da 117 mm di apertura, che utilizzarono per le osservazioni. Invece l’assistente Angelo Charrier osservò l’eclisse con il Dollond, collocato sul terrazzo a sud della Sala Meridiana. Insieme a lui c’erano uno studente del corso di astronomia, che utilizzò il piccolo Dollond da 96 mm di apertura e il custode Giacomo Castio che a cui venne affidato il piccolo Fraunhofer da 8 cm di apertura e 125 cm di focale. Tuttavia, le condizioni metereologiche non furono delle migliori, infatti lo stesso Charrier afferma, all’interno della sua relazione, come a partire dalle ore 21:25 il cielo iniziò ad annuvolarsi coprendo anche il disco lunare. Fortunatamente poco più di mezz’ora dopo iniziò a soffiare un vento da ovest che ripulì il cielo permetto agli astronomi torinesi di poter ammirare il principio dell’eclissi. 
La Luna iniziò ad oscurarsi alle ore 21:04:40 e Charrier nei suoi appunti scrive “Dopo questa fase potei osservare ad occhio nudo quasi l’intero disco lunare che si presentava con una tinta rossiccia cupa non uniforme e di più in più intensa a partire da punto dell’ultimo contatto. Dopo un quarto d’ora non vidi più nulla.” “Alle 23:28:05”, prosegue Charrier, “vedevo un bellissimo archetto luminoso nel campo del cannocchiale, ed a misura che il disco si scopriva vedevo una zona azzurrognola chiara precedere la calotta luminosa”. Alle 23:15 il disco lunare cominciò nuovamente a comparire colorato da una tinta più chiara anche se ancora rossiccia. A questo punto Charrier poté osservare le successive fasi dell’eclissi solo a intervalli dovendo confrontare continuamente i cronometri Khlschitter e Frodsham con il pendolo Martin. L’assistente provò anche ad utilizzare vari vetri colorati al fine di evidenziare alcune caratteristiche del nostro satellite ma con scarsi risultati a causa, tra le altre cose, dell’illuminazione urbana.
Dorna, invece, utilizzò per le osservazioni il Fraunhofer con un ingrandimento tale da non consentirgli di vedere tutta la Luna nel campo di vista ma riuscì comunque ad osservare le parti più rilevanti della superficie lunare. Notari, invece, fu incaricato di leggere i tempi sulla mostra del contatore Hipp e registrare le annotazioni dettate dal direttore. 
Alle 24:38:35 l’eclisse terminò anche se Dorna annotò come “registrato il tempo della fine dell’eclisse, guardai la luna ad occhio e la feci anche guardare dal Notari. Sembrò ad entrambi che l’eclisse non fosse ancora terminata, per cui scrissi l’annotazione: ad occhio nudo pare che l’eclissi continui.

Dettagli
Materia e tecnica
ottone - vetro - legno
Misure
Obbiettivo : diametro 9 cm; focale 160 cm
Categoria
Astronomia
Definizione
Telescopio
Bibliografia
A. Dorna, “Osservazioni dell’eclisse totale di luna del 4-5 ottobre 1884”, Torino Ermanno Loescher 1884
Autore schedaGiuseppe Massone
Autore schedaFederico Di Giacomo