Il patrimonio librario antico dell'Istituto Nazionale di Astrofisica è formato da circa 7000 volumi.
Tutti gli osservatori astronomici di fondazione più antica sono dotati di preziose raccolte librarie, ma i nuclei originari delle varie biblioteche si sono formati in differenti maniere.
Nel caso di
Brera, per esempio, i primi volumi provenivano dalla ricchissima biblioteca del Collegio gesuitico di Brera, del quale la Specola faceva parte.
A
Palermo, invece, la biblioteca trae origine dal lascito testamentario del primo direttore dell’Osservatorio,
Giuseppe Piazzi, che fece dono della propria raccolta personale.
A Napoli, la
biblioteca dell’Osservatorio di Capodimonte nacque negli anni 1812-1815, contestualmente alla costruzione della Specola, per iniziativa di
Federigo Zuccari e venne arricchita successivamente dalla donazione fatta da Giuseppe Cenzato.
A
Padova l’originario fondo librario presente fin dalla fondazione dell’Osservatorio venne arricchito magnificamente dalla donazione fatta da Giovanni Santini nel 1873.
La biblioteca antica di
Roma nasce dalla fusione tra le collezioni provenienti dagli osservatori storici del Collegio Romano e del Campidoglio e la collezione raccolta dallo storico polacco Arthur Wolynski per il
Museo Astronomico e Copernicano (donazione del giugno 1882) e rappresenta un unicum di completezza, con la presenza di oltre 4000 volumi tra cui un
codice manoscritto del XIV secolo, che raccoglie i principali testi astronomici dell'epoca.
In tutti i casi, comunque, le biblioteche iniziarono ad arricchirsi a mano a mano che l’attività scientifica degli Osservatori acquistava importanza.
I volumi trattano, per la maggior parte, di astronomia e di fisica, ma non mancano testi di meteorologia, matematica, geografia e filosofia, discipline correlate all’astronomia.
Alcuni libri rappresentano delle pietre miliari per la cultura: le opere di Galileo, Copernico, Tolomeo, Keplero e Newton (spesso possedute nelle prime edizioni) sono considerate le “bandiere” della rivoluzione scientifica ed hanno segnato il cammino verso la scienza moderna.
Oltre al valore legato al contenuto e al significato che tali volumi hanno per la storia della cultura occidentale, deve essere considerato anche il valore iconografico di molti di essi.
I testi di carattere astronomico vantano, sin dalla nascita della stampa, un ampio e ricco corredo iconografico dalla duplice funzione: documentaria e decorativa.
Tuttavia è solo a partire dall’inizio del Seicento, quando l’osservazione del cielo non avviene più ad occhio nudo ma con l’utilizzo del telescopio, che il libro scientifico si accompagna ad illustrazioni più peculiari e minuziose.
Il mondo celeste svela pertanto una miriade di dettagli mai osservati in precedenza, che vengono così illustrati con dovizia di particolari in opere di rara bellezza in cui si fondono arte, mito e scienza.
Citiamo per esempio i meravigliosi atlanti stellari di Johannes Hevelius, Johann Gabriel Doppelmayer, John Flamsteed e Johann Elert Bode, le cometografie e le selenografie degli astronomi dell’Europa del Nord, per non parlare delle raffigurazioni, sempre più precise, degli strumenti osservativi, come quelle disegnate da Giovanni Giacomo Marinoni nel suo
De astronomica specula domestica (1745) oppure delle allegorie, che ben si prestavano alla descrizione del mondo oltre la Terra.