
L'Osservatorio astrofisico di Torino è uno dei più importanti istituti di ricerca del capoluogo piemontese e ha una storia che risale alla metà del XVIII secolo.
La tradizione fa infatti risalire la sua fondazione al
1759, quando il padre Giovanni Battista
Beccaria (1716-1781) approfittò del passaggio di una cometa per far conoscere al re Carlo Emanuele III la sua esperienza in campo astronomico. Grazie a questa sua iniziativa, il re gli diede l'incarico di misurare l'arco del meridiano di Torino e, per consentirgli di effettuare le sue ricerche, pagò i lavori di restauro di una
torretta collocata sui tetti di un palazzo della centralissima
Via Po. Qui Beccaria sistemò gli strumenti che gli servivano per le misurazioni e che gli consentirono, dopo ben 14 anni di ricerche (dal 1760 al 1774), di pubblicare l'opera per cui è più conosciuto, il
Gradus Taurinensis.
La prima vera Specola fu invece costruita 30 anni dopo quando, in occasione della visita all'
Accademia delle Scienze il 28 giugno 1789, il re Vittorio Amedeo III decise di far costruire un osservatorio sul Palazzo del Collegio dei Nobili, dove ancor oggi ha sede l'Accademia. Il progetto fu affidato all'architetto Francesco Ferroggio, che per questo venne inviato a Milano ad esaminare la Specola di Brera, considerata una delle meglio concepite del tempo. I lavori di costruzione terminarono dopo un solo anno, e la Specola fu inaugurata ufficialmente il 30 novembre
1790.
Nel 1813 Giovanni
Plana diventò direttore della Specola dell'Accademia e il primo obiettivo che si pose fu quello del totale rinnovamento della strumentazione scientifica, diventata ormai obsoleta. Le nuove frontiere dell'astronomia infatti necessitavano di strumentazione fissa e di edifici appositamente costruiti, dotati di una cupola girevole e facilme da muovere nonché delle fenditure necessarie per osservare gli astri nel senso del meridiano. Il re, che già aveva finanziato l'astronomo per l'acquisto degli strumenti, diede il suo assenso e finanziò la costruzione di un Osservatorio sulla torre ovest del Palazzo del Castello Reale, l'attuale
Palazzo Madama, nel pieno centro cittadino. I lavori terminarono nel
1822 e l'Osservatorio rimase nel cuore amministrativo, politico e culturale di Torino per quasi un secolo.
Nel 1886 l'allora direttore Francesco
Porro fece il possibile per cercare di trasferire l'Osservatorio da Palazzo Madama in un sito lontano dalla città, che consentisse di lavorare in modo più serio e scientificamente corretto. Nei suoi studi si lamentava sia delle condizioni della strumentazione sia dei problemi causati dall'aumento dell'illuminazione stradale.
Spostò temporaneamente alcuni strumenti nel giardino del Grande Albergo di Superga; i risultati delle sue ricerche dimostrarono che la collina di Torino era il posto migliore dove trasferire l'osservatorio.
Individuò quindi un sito nel territorio di
Pino Torinese, sulla collina Bric Torre Rotonda a 650 m di altitudine e a circa 15 km di distanza dal centro città. L'area avrebbe consentito la costruzione non solo di un osservatorio ma anche di una palazzina dove poter alloggiare tutto il personale (direttore, assistenti, tecnici e custode con le rispettive famiglie) che continuava a risiedere in Palazzo Madama.
La costruzione del nuovo osservatorio è però legata al nome di Giovanni
Boccardi, che subentrò a Porro nella direzione nel 1903.
Nel 1907 venne acquistato il terreno e si diede inizio ai lavori di costruzione della strada di accesso. Nel 1910 cominciarono i lavori di costruzione degli edifici, che terminarono dopo due anni, nell'agosto
1912. Il trasferimento definitivo avvenne tra l'estate del 1912 e i primi mesi del 1913.
Il patrimonio della Biblioteca dell'osservatorio riflette in qualche modo tutti i trasferimenti che l'Osservatorio subì nel corso del tempo
Nacque infatti come raccolta privata di libri di padre Beccaria.
Con lo spostamento nel palazzo dell'Accademia delle Scienze e poi soprattutto con quelli successivi prima su Palazzo Madama e poi a Pino Torinese, si trasferiscono i volumi che servono per le osservazioni e per la ricerca scientifica: effemeridi, almanacchi, annuari, riviste scientifiche.
Rispetto ad altre biblioteche di osservatori con simili tradizioni storiche, possiede infatti un fondo storico di monografie meno importante, mentre ha una delle più vaste e complete collezioni di riviste scientifiche e pubblicazioni di enti e osservatori di tutto il mondo pervenute sia per acquisto che per scambio.
Il patrimonio bibliografico consiste in circa 15.000 volumi e oltre 1.300 periodici cartacei, di cui un centinaio con accesso online in full text.
Il posseduto copre i più importanti settori della moderna ricerca astronomica e astrofisica: fisica solare, fisica stellare, astrofisica extragalattica, mezzo interstellare, astrofisica ad alte energie, ottica e tecnologia.