Il 24 ottobre 2024 segna una tappa importante nella storia della radioastronomia italiana: il sessantesimo compleanno della Croce del Nord, il primo e più grande radiotelescopio italiano.
Era il 1959 quando l’allora direttore dell’istituto di Fisica dell’Università di Bologna, il prof. Giampiero Puppi, si rivolse all’amico e collega Marcello Ceccarelli domandandogli “Perché non costruisci un radiotelescopio?”. Una domanda apparentemente semplice, ma che avrebbe portato alla nascita di uno dei progetti scientifici più ambiziosi dell’epoca.
Il progetto della Croce del Nord prese forma in un’epoca pionieristica, in cui l’Italia si stava affacciando al mondo della ricerca radioastronomica. Marcello Ceccarelli, insieme a un piccolo gruppo di radioastronomi, avviò i lavori che portarono alla nascita di questo strumento straordinario. Con il tempo, il team si allargò: nuovi laureati decisero di intraprendere la strada della radioastronomia e di unirsi a questa avventura, contribuendo alla nascita del Radio Osservatorio dell'Università di Bologna nel 1966, poi diventato Laboratorio nel 1970 e Istituto di Radioastronomia nel 1979.
Dal primo segnale captato dalla Croce del Nord, l'Italia si è rapidamente affermata come leader in questo campo, con ricercatori in prima linea nella giovane scienza della radioastronomia. Tra le sfide pionieristiche affrontate dal gruppo vi fu la costruzione di ricevitori altamente sensibili e stabili per garantire un’elevata qualità dei dati e il continuo lavoro per isolare il telescopio da interferenze radio di origine umana. Grazie alla Croce del Nord, gli scienziati italiani hanno potuto esplorare e catalogare sorgenti radio sia galattiche che extragalattiche, come pulsar, regioni di formazione stellare, radiogalassie e quasar. I cataloghi creati hanno avuto un grande impatto, diventando riferimenti essenziali per radioastronomi di tutto il mondo.
In sessant'anni di attività, la Croce del Nord ha continuato a contribuire alla ricerca internazionale, dimostrando la capacità dell'Italia di mantenersi all'avanguardia. Oggi il radiotelescopio vive una nuova fase di ammodernamento: in collaborazione con l’Agenzia Spaziale Europea, è usato nel monitoraggio dei detriti spaziali, svolgendo un ruolo chiave per la sicurezza delle orbite terrestri fino a 2000 km di altitudine. Inoltre, grazie alle sue caratteristiche uniche, è stato impiegato per sviluppare e testare tecnologie all’avanguardia, come quelle pensate per lo Square Kilometre Array (SKA), il più grande progetto radioastronomico mai intrapreso.
Ma la Croce del Nord non è solo una storia di scienza. È la storia di persone straordinarie, come Marcello Ceccarelli, che ha saputo coinvolgere e appassionare generazioni di studenti e colleghi con la sua visione e il suo entusiasmo. Ceccarelli è stato divulgatore, insegnante, scrittore: le sue opere, ricche di racconti e dettagli sulla nascita della radioastronomia italiana, sono ancora oggi una testimonianza preziosa di un’epoca di grande fervore scientifico. Celebrando i 60 anni della Croce del Nord, celebriamo quindi anche l’impegno e la passione di tutti coloro che hanno reso possibile questo incredibile viaggio.
La culla della radioastronomia
La grande “Croce del Nord” è il primo radiotelescopio italiano. La sua storia, che segna l'ingresso dell'Italia sul panorama internazionale in quest'ambito di ricerca, inizia negli anni '60, per opera di Marcello Ceccarelli e dei giovani ricercatori del suo staff.
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