Lo spostamento a Pino Torinese e lo sviluppo dell'astronomia moderna
Giovanni Boccardi affidò all'Ing.
Edmondo Casati l'incarico di presentare un progetto per la costruzione di una nuova sede in Pino Torinese, sul terreno già individuato da Porro.
Il 7 luglio 1907 fu stipulato il contratto di acquisto del terreno su cui sarebbe stato costruito l'Osservatorio e per la cessione del terreno su cui sarebbe stata costruita la strada di accesso, i cui lavori iniziarono il 4 novembre dello stesso anno.
Finalmente, dopo circa tre anni di pratiche, si arrivò alla promulgazione della legge 20 giugno 1910 con la quale si diede inizio alla costruzione. C'è da dire che la decisione di spostare l'Osservatorio dalla città di Torino a Pino Torinese fu molto avversata da chi pensava che non fosse giusto togliere a Torino un istituto scientifico per dotarne un piccolo paesino del circondario.
Boccardi però andò avanti per la sua strada, rispondendo alle critiche che il nuovo Osservatorio apparteneva pur sempre alla R. Università di Torino e che doveva essere progettato tenendo conto delle esigenze della scienza.
Vennero costruiti due edifici:
- una Palazzina Grande, di 30 vani, con due piani fuori terra. Al piano terra vennero collocati gli Uffici, la Biblioteca ed il deposito degli strumenti trasportabili, mentre il primo piano era destinato agli alloggi del Direttore, dell'astronomo aggiunto e del primo assistente.
- una Palazzina Piccola, di 16 vani, per l'officina meccanica e per gli alloggi del calcolatore, del meccanico e del custode
Nell'agosto 1912 la costruzione del nuovo Osservatorio era quasi terminata, e con l'inizio del 1913 cominciò l'attività nella nuova sede.
Questo era il più alto tra i siti degli osservatori professionali in Italia allora esistenti. Con lo spostamento e l'acquisto di una nuova e moderna attrezzatura, le attività osservative rifiorirono facendo dell'Osservatorio di Torino uno dei centri astronomici italiani più prominenti.
Dopo la Prima Guerra Mondiale (durante la quale il Boccardi rimase da solo perché tutti gli assistenti ed il custode si erano arruolati), fra l'estate e il novembre 1920 vennero eseguiti i lavori di abbattimento dell'Osservatorio costruito dal Plana, che riportarono il Palazzo Madama all'aspetto che aveva prima del 1822.
Verso la fine del 1923 le condizioni di salute del Boccardi si aggravarono: era diventato ormai quasi cieco e ciononostante non era riuscito ad ottenere la dispensa dall'insegnamento, per cui doveva continuare a recarsi a Torino tre volte alla settimana per tenere le lezioni all'Università.
Si vide pertanto costretto, suo malgrado, ad abbandonare la direzione dell'Osservatorio e quindi anche l'insegnamento.
Il suo successore sia sulla cattedra di astronomia che nella direzione dell'Osservatorio fu
Giovanni Silva (1882-1957), che rimase a Pino Torinese solo per due anni.
Il breve periodo della sua direzione è però caratterizzato da un avvenimento molto importante. Infatti il 31 dicembre 1923 venne pubblicato il R.D. 3160 con cui vennero ufficialmente istituiti i Regi Osservatori Astronomici di Catania, Milano, Napoli, Padova, Roma, Teramo (Collurania), Torino e Trieste.
Con il
1° gennaio 1924 l'Osservatorio diventò un ente pubblico autonomo e non fu più alle dipendenze dell'Università.
Luigi Volta (1876-1952) arrivò a Pino Torinese alla fine del 1925, quando il Silva si trasferì a Padova. Sotto la sua direzione, durata fino al 1941, l'Osservatorio fu migliorato sia negli ambienti che nella strumentazione. Venne costruito un oculare micrometrico adatto ad osservazioni fotografiche di pianetini, vennero installate macchine calcolatrici elettriche ed un apparecchio radio ad onde lunghe per la ricezione di segnali orari.
Durante la direzione di Volta l'astronomo
Giulio Bemporad fu costretto ad abbandonare il lavoro e la carriera a causa delle
leggi razziali del 1938, come dovettero fare tutti gli ebrei che lavoravano alle dipendenze dello Stato. Dopo la Guerra avrebbe potuto essere riammesso in servizio, ma morì prematuramente a Roma il 9 luglio 1945, dopo aver passato gli ultimi anni della sua esistenza al servizio delle organizzazioni di assistenza ai profughi ebrei e del movimento sionistico.
Sulla sua vicenda si rimanda alle ricerche storiche e alle pubblicazioni curate da Luisa Schiavone.
Nel 1941 al Volta, trasferito a Milano su sua richiesta per dirigere gli Osservatori di Brera e Merate, subentrò
Gino Cecchini (1896-1978) che rimase in carica fino al 1966.
Cecchini aveva in mente un piano di attività che prevedeva la revisione di tutte le attrezzature strumentali, l'aumento del personale scientifico e tecnico, il miglioramento degli ambienti, l'aggiornamento della biblioteca ed una maggiore valorizzazione dell'insegnamento dell'Astronomia nell'Università di Torino.
Purtroppo gli eventi bellici non gli consentirono di portare a termine tutti i suoi progetti perché il 26 gennaio 1944 tutti i locali dell'Osservatorio, ad esclusione delle cupole, vennero requisiti dal Comando Tedesco. In una settimana dovette sgomberare tutti i locali, ma non fu possibile trovare una sede dove trasferire in blocco tutto l'istituto. La Biblioteca e gran parte delle masserizie vennero trasferite presso l'Istituto dei Salesiani situato alla Moglia di Chieri, mentre il personale fu ospitato in alcune case private.
Per quanto riguarda la strumentazione esistente nelle cupole Cecchini, nel duplice scopo di poter continuare l'attività osservativa e preservare i telescopi, ottenne dal Comando tedesco due concessioni importanti: il massimo allontanamento dei riflettori contraerei di una sezione fotoelettrica posta vicino all'Osservatorio e la mimetizzazione delle cupole. Gli unici strumenti che vennero spostati nelle sedi di sfollamento furono lo strumento dei passaggi ed il cannocchiale Steinheil.
Verso i primi giorni dell'aprile 1945, poco tempo prima della liberazione di Torino, Cecchini ottenne lo sgombero delle truppe tedesche.
Finita la guerra iniziò i primi lavori di riparazione dei danni provocati dall'occupazione dell'istituto, riprese le sue ricerche ed il programma di ampliamento che si era proposto di attuare prima dello scoppio del conflitto.
Dal 1° gennaio 1949 l'Ufficio Centrale del Servizio Internazionale delle Latitudini venne trasferito da Napoli a Pino Torinese, sotto la direzione di Cecchini, mentre la Stazione Osservativa continuò a rimanere a Carloforte (sull'Isola di San Pietro, in provincia di Cagliari).
L'attività di Cecchini si concentrò da allora principalmente sul S.I.L., che aveva il compito di coordinate le misure effettuate in 7 osservatori situati in diverse parti del mondo. Questo lavoro di servizio probabilmente ritardò in certo modo la partecipazione di Torino allo sviluppo della moderna astronomia.
Nel 1966 Gino Cecchini andò a riposo per raggiunti limiti di età e fu sostituito da
Mario Girolamo Fracastoro (1914-1994), che tenne la direzione dell'Osservatorio fino al 1984.
Il suo arrivo portò ad un rinnovamento inizialmente nel settore dell'astrometria, con la partecipazione alla proposta della missione spaziale Hipparcos, alla nascita di un gruppo di specialisti nello studio degli asteroidi e delle comete, e quindi all'inizio degli anni '80 all'apertura verso l'astrofisica teorica ed osservativa. Fracastoro riuscì a dotare Torino di un telescopio riflettore da un metro di apertura progettato apposta per misure astrometriche, il Reosc, e a dare una montatura ad un obiettivo da 42 centimetri offerto dall'Osservatorio di Merate, attrezzando così Pino Torinese del maggior rifrattore italiano. Vennero inoltre sopraelevate tutte le cupole, l'Osservatorio fu dotato di un centro informatico che sostituì i vecchi calcolatori "a mano", ed il personale aumentò considerevolmente fino a raggiungere oltre trenta dipendenti alla fine del suo mandato.
Dal 1984, prima con Alberto Masani (direttore dal 1984 al 1986) e successivamente con
Attilio Ferrari (direttore dal 1986 al 2001), l’Osservatorio ha esteso i suoi interessi scientifici nel regno della moderna astrofisica stellare ed extragalattica.
Negli ultimi anni sono stati sostenuti anche progetti tecnologici quali la realizzazione di camere operanti nel visuale e nell’infrarosso (come ad esempio il CCD a grande campo, le camere infrarosse TIRCAM e TC-MIRC), il magnetometro solare MOF, il misuratore digitale di lastre TOCAMM, il fotopolarimetro UBVRI e la camera a scansione.
L'Osservatorio è stato inoltre coinvolto in molti progetti spaziali (SOHO, HIPPARCOS, PIAZZI, IMPACT, GAIA, JUNO) e nella realizzazione di database locali per la gestione dei dati provenienti da grossi cataloghi (ad esempio il GSC-II) o per l’archiviazione di dati ottenuti dal satellite SOHO (archivio SOLAR).
Sul fronte della divulgazione Ferrari, oltre a favorire l'organizzazione di seminari divulgativi e visite guidate, ha posto le basi per la realizzazione di un planetario da collocare nella stessa area dell’Osservatorio. Nel 2007 è stato inaugurato
Infini.to che comprende il Planetario di Torino e il Museo dell'Astronomia e dello Spazio. La struttura è gestita da ApritiCielo un'Associazione composta dall'Istituto Nazionale di Astrofisica, dall'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, dall'Università di Torino, dalla Regione Piemonte, dalla Città Metropolitana di Torino e dal Comune di Pino Torinese.
Con l'avvento del nuovo
Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF), che ha assorbito gli Osservatori Astronomici italiani, nel luglio 2001 Attilio Ferrari ha lasciato la direzione dell'Osservatorio di Torino. Il compito di dirigere l'Osservatorio è stato pro-tempore nelle mani di
Franco Scaltriti per tutto il delicato periodo di transizione al nuovo Istituto per poi passare, a partire dal 1° gennaio 2002, a
Edoardo Trussoni, a
Ester Antonucci, ad
Alessandro Capetti e recentemente a
Silvano Fineschi.
I programmi di ricerca portati avanti attivamente dall'Osservatorio in questi ultimi anni spaziano dall'astrofisica teorica ed osservativa, al disegno e sviluppo della strumentazione, e alla scienza dello spazio.