Il dopo-Cerulli
Con l’introduzione della figura del direttore e con il sempre vigile incoraggiamento morale e finanziario di Cerulli, si aprì per Collurania un nuovo fecondo periodo di attività, con arricchimento notevolissimo di strumentazione e di lavoro scientifico, prima con la figura di Giovanni Zappa e poi con quella di Luigi Taffara. Risale all’epoca di Zappa (1923) il progetto più ambizioso e che avrebbe fatto di Collurania uno dei maggiori centri astronomici italiani e cioè l’acquisto di un riflettore di un metro di apertura da sistemare sulla collina a Sud del comprensorio dell’Osservatorio. Purtroppo tutto andò perduto con l’improvvisa morte di Giovanni Zappa. Dal novembre 1926, Mentore Maggini, nominato direttore, portava un rigoroso impulso alla ricerca con la formulazione di nuovi programmi e progetti elaborati con Cerulli. Purtroppo, il 30 maggio 1927 Vincenzo Cerulli veniva a mancare, morto improvvisamente a Merate, dove si era recato per l’inaugurazione di quell’ Osservatorio quale presidente della Società Astronomica Italiana. Questo lutto veniva a privare l’astronomia italiana dell’ultima figura di dilettante nel senso più alto del termine: Cerulli infatti poteva essere ben assimilato alla figura dello studioso “rinascimentale”, che, con le radici della sua cultura affondate nello spirito umanistico, spaziava in numerosi e diversi campi del sapere ed utilizzava tutte le sue cognizioni nell’indagine a lui prediletta, elargendo la propria scienza ad un gruppo di appassionati discepoli in una scuola libera, socratica, lontana dagli schemi e dalle costrizioni accademiche.
Anche l’epoca di Maggini è caratterizzata da una forte vitalità dell’istituto, con osservazioni interferometriche e l’introduzione pionieristica di quella fotometria fotoelettrica che sarà anche nel futuro il metodo più usato per le osservazioni effettuate a Collurania. A testimonianza del conseguente lavoro scientifico furono istituite due regolari serie di pubblicazioni: le “Memorie ed Osservazioni” e le “Note e Comunicazioni”. Nel maggio 1941 moriva improvvisamente Maggini. Era questo il terzo e non meno grave lutto che nel giro di diciotto anni colpiva la Specola, che chiudeva il suo primo cinquantennio di vita dando all’astronomia italiana un contributo notevole di ricerche, tanto nel campo dell’astronomia classica quanto nella moderna astrofisica.
A Mentore Maggini successe Giovanni Peisino al quale toccò l’ingrato quanto importante compito di salvare l’Istituto dalle devastazioni della guerra e quello ancora più oneroso di guidarlo nei difficili anni che seguirono sino al 1956, anno in cui forse l’Osservatorio “V. Cerulli” ricevette il colpo più grave: la soppressione della figura del direttore residente e il trasferimento della direzione a Napoli nella figura del cattedratico di astronomia. Questo fatto è stato gravissimo perchè ha privato l’Istituto della guida di un responsabile che, direttamente coinvolto nelle sorti dell’Osservatorio, ne difendesse il nome e lo sviluppo in anni in cui l’astronomia italiana si trasformava in Osservatori ed Istituti più dotati di mezzi e di ricercatori, ma anche più competitivi tra loro alla ricerca di quei finanziamenti e di quel personale indispensabili per un moderno sviluppo della ricerca astronomica. E infatti, se non si è arrivati ad un tracollo totale, ma solo ad una stasi nello sviluppo non priva di punte di validità scientifica, lo si deve alla dedizione ed all’entusiasmo di Piero Tempesti che ha portato avanti l’Osservatorio sino al 1974, reintroducendo il metodo della fotometria fotoelettrica e lo studio fisico degli asteroidi, oltre a far laureare circa quindici studenti, quasi a volersi ricollegare alle tradizioni più fulgide di Maggini e Cerulli, che proprio a Collurania furono dei precursori in questi campi di studio.
Nel 1974, il direttore di Napoli Mario Rigutti riprese in prima persona la direzione dando lo spunto iniziale per una trasformazione in senso moderno dell’Osservatorio, portata poi avanti e sviluppata in loco dal personale, sia nel campo della ricerca che della tecnologia applicata, ma senza quella crescita del personale ricercatore indispensabile per una vera ripresa dell’Osservatorio.
Si arriva così al 1982, anno in cui viene approvata una ulteriore riforma degli osservatori: poteva essere l’occasione per ritornare a rispettare le volontà del fondatore ma, purtroppo, è stato invece l’inizio di un quinquennio di lotta e di angoscia per le sorti di Collurania, sfociato fortunosamente, nel 1987, nel riconoscimento dell’autonomia dell’Osservatorio e nella nomina di Vittorio Castellani come direttore. Sono dovuti passare però altri tre travagliati anni prima che l’impegno e l’entusiasmo per una nuova vitalità dell’Osservatorio si concretizzassero con l’arrivo di giovani ricercatori, borsisti, e ospiti stranieri che, uniti nel comune lavoro di ricerca, sono la linfa vitale di ogni comunità scientifica.